Non scrivo mai qualcosa che non riguardi l’attività investigativa ma stavolta sono costretta a fare un’eccezione. Ho trascorso alcune ore della mia vita per raggiungere la vetta del Col di Lana, teatro di terribili combattimenti nel corso della prima guerra mondiale che sono costati la vita a oltre 8 000 soldati (da cui il soprannome “Col di Sangue”). Sono salita piano piano in rigoroso silenzio provando ad immaginare cosa deve essere stato essere stare in quelle trincee per giorni e giorni senza sapere se ci sarebbe stato un domani. Un’emozione straziante che è difficile da descrivere ma che porta con sé un dovere di grande rispetto per coloro che sono morti per regalarci la libertà di cui oggi tutti godiamo